La Domus
La Domus dell’Emblema figurato è una residenza di lusso costruita agli inizi del I secolo a.C. e appartenuta con ogni probabilità a un esponente dell’élite locale.
Estesa su oltre duemila metri quadrati, presenta il tipico impianto delle case romane con atrio e peristilio, e conserva raffinati pavimenti musivi di straordinaria qualità artistica e tecnica.
Dell’edificio, ancora non completamente scavato, sono stati evidenziati gli ambienti d’ingresso e una serie di stanze che affacciano su un giardino porticato. L’abitazione, abbandonata dopo il II secolo d.C., fu poi obliterata da un edificio termale; della sua fase originaria degli inizi del I secolo a.C. rimangono alcuni muri in opera incerta e diversi pavimenti a mosaico che si segnalano per la loro fattura, sia tecnica che artistica, di elevatissimo livello. Il nome convenzionale dato a questa casa deriva dall’esemplare musivo più pregiato qui scoperto: un riquadro figurato policromo realizzato con tessere minute, chiamato, con una parola di derivazione greca, emblema.
L'ingresso
L’ingresso della casa era articolato in due settori: il vestibolo e le fauci.
Il vestibolo formava una sorta di anticamera che si apriva sulla strada con una fronte a colonne o pilastri.
Del pavimento originario del vestibolo rimane solo il masso pavimentale in cocciopesto mentre è sul posto la soglia di calcare relativa ad un grande portone che segnava l’ingresso vero e proprio e introduceva nelle fauci.
Quest’ultimo vano risulta alterato con l’aggiunta di una fontana centrale realizzata per la costruzione delle terme; della fase repubblicana rimane, sul lato sinistro, una porzione di pavimento a mosaico decorato con il motivo a squame rese in bianco-nero (ricostruito nella figura qui in basso).
Una soglia musiva con disegno a meandro, sottolineava il passaggio nell’atrio; in origine era tripartita da due basi quadrangolari in tufo che ora sono coperte dal muro della fontana e che costituivano l’appoggio per colonne o pilastri.
L'atrio
L’atrio costituiva il fulcro della casa. Le sue notevoli dimensioni (m 9,40 × 13,90) sono indice della sontuosità di questa dimora; era pavimentato con un mosaico a fondo nero con inserite scaglie di calcare colorato (rosso, verde, bianco, giallo) allineate in filari quasi regolari. Del pavimento si conservano grandi porzioni anche se compromesse dagli interventi di canalizzazione delle acque dell’impianto termale.
Al centro dell’atrio era posto un bacino per la raccolta dell’acqua chiamato impluvium; rimane una parte del suo bordo in marmo contornato da una fascia a mosaico che propone il motivo detto ad onde correnti.
L’atrio era fonte di luce, di aria e di acqua. Era coperto con un tetto a quattro falde inclinate all’interno in modo da lasciare un’apertura centrale che, come un imbuto, convogliava l’acqua piovana nel bacino sottostante (l’impluvio).
Intorno all’atrio si aprivano una serie di stanze che furono demolite per la costruzione delle terme; di queste rimane solo il pavimento di un vano posto sul lato occidentale: si tratta di un mosaico con decoro a cancello realizzato in nero su fondo bianco e chiuso, sulla fronte, da una fascia con disegno a meandro e riquadri concentrici.
Il soggiorno
Decorata con un raffinato mosaico che propone una cornice a riquadri gialli e rossi che racchiudono uno spazio centrale in cui doveva trovare posto un riquadro figurato, asportato durante scavi clandestini condotti nei secoli passati.
Il peristilio
Un giardino circondato da un portico pavimentato a mosaico bianco punteggiato da tessere nere. Sul portico si aprono una serie di stanze: ai lati del tablino erano poste due camere da letto, e più ad est una sala da pranzo, il triclinium.
La domus
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